La sostenibilità aziendale sta attraversando una fase di forte evoluzione, anche e soprattutto dal punto di vista normativo e regolatorio.

In particolare, i temi relativi alla sostenibilità ambientale, alla rendicontazione delle emissioni compensate e alla neutralità climatica sono al centro di nuove direttive europee e nuovi standard internazionali, che introducono obblighi e procedure da seguire per quasi tutte le imprese che decidono di intraprendere percorsi in queste direzioni.

In questo articolo si approfondiranno queste tematiche, e si illustreranno le principali novità in termini di direttive e linee guida internazionali in merito all’utilizzo del Mercato Volontario dei Crediti di Carbonio per la compensazione delle emissioni di carbonio da parte delle aziende del settore privato.

Cosa significa compensazione delle emissioni o co2 compensata?

Innanzitutto ricordiamo brevemente qual è il significato di CO2 compensata: la compensazione delle emissioni di CO2 è un processo attraverso il quale aziende, organizzazioni o individui, dopo aver già ridotto al massimo il proprio impatto sul clima, possono bilanciare o neutralizzare le emissioni di gas a effetto serra residue finanziando progetti che riducono, evitano o sequestrano la stessa quantità di CO2 dall’atmosfera.

I progetti di compensazione CO2 per aziende consentono di controbilanciare responsabilmente l’impronta carbonica, contribuendo alla lotta contro il cambiamento climatico e promuovendo iniziative concrete per la riduzione delle emissioni e per il contributo al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Le nuove direttive europee in merito al Greewashing e ai Green Claims

Gli ultimi anni hanno visto il proliferare di dichiarazioni legate alla sostenibilità climatica di aziende, progetti, servizi, prodotti o eventi. Si sono diffusi termini, prima di nicchia, come carbon footprint, neutralità climatica, net-zero o crediti di carbonio e, come sempre quando ci si rivolge ad un pubblico non troppo consapevole, sono nate nuove tipologie di pubblicità ingannevoli.

La Commissione Europea ha stimato che almeno il 75% dei beni sul mercato già dal 2014 conteneva dichiarazioni green. Tuttavia, secondo l’esecutivo Ue, nel 2020 almeno il 53,3% delle informazioni su ambiente e clima presenti in etichetta su un campione esteso di prodotti era ingannevole. E il 40% completamente prive di fondamento. Si capisce quindi il perché, visto il contesto, la Commissione Europea abbia stretto un giro di vite nei confronti delle dichiarazioni climatiche delle aziende con le recentissime direttive sul Greenwashing e sui Green Claim.

Le due Direttive danno una visione più chiara sui principi alla base di qualsiasi dichiarazione climatica, quali la completezza, comprensibilità e verificabilità delle dichiarazioni. 

In particolare, il testo approvato dall’Europarlamento a marzo 2024 prevede le seguenti novità principali:

  • Prove scientifiche: secondo la direttiva, quando un’azienda presenta delle affermazioni sulle prestazioni ambientali di un prodotto, dovrà fornire prove scientifiche sulla loro veridicità, prendendo in esame l’intero ciclo di vita del prodotto, e tali dichiarazioni dovranno essere verificate da terze parti (cioè soggetti indipendenti);
  • Dimostrazioni preventive: le prove che le affermazioni sono veritiere e scientificamente affidabili dovranno essere preventive, essere cioè fornite prima di poter commercializzare i propri prodotti;
  • 30 giorni di tempo: le dichiarazioni e le relative prove dovranno essere valutate entro 30 giorni, ma le dichiarazioni e i prodotti più semplici potrebbero beneficiare di una verifica più rapida o più semplice;
  • Eccezioni per le microimprese: le microimprese non sarebbero tenute ad allinearsi alle nuove norme e le PMI beneficerebbero di un anno in più per conformarsi rispetto alle imprese più grandi;
  • Compensazione delle emissioni di co2: viene confermato il recente divieto (Direttiva Empowering consumers for the green transition) dell’Unione Europea di fare dichiarazioni ecologiche basate esclusivamente sui cosiddetti schemi di compensazione delle emissioni di co2 (carbon offset); inoltre le aziende dovranno dimostrare di aver già ridotto “il più possibile” le loro emissioni prima di utilizzare questi schemi solo per le emissioni residue; i crediti di carbonio utilizzati per compensare le emissioni di co2 residue dovranno essere certificati, come stabilito dal Carbon Removals Certification Framework;
  • Multe: le aziende che utilizzano dichiarazioni ambientali non comprovate per commercializzare i propri prodotti potrebbero essere sanzionate con multe pari ad almeno il 4% delle entrate annuali, o esclusioni fino a un anno dalla partecipazione ad appalti pubblici o sussidi;
  • Sostanze pericolose: le dichiarazioni verdi sui prodotti contenenti sostanze pericolose saranno permesse per il momento, e sarà la Commissione a valutare prossimamente se debbano essere vietate del tutto.

La normativa di riferimento in merito alla Neutralità Climatica

Un caso particolare riguarda la Neutralità Climatica, tema che coinvolge sia la misurazione e rendicontazione delle emissioni di gas serra sia l’introduzione di due strategie climatiche, la compensazione delle emissioni di co2 prodotte e la pianificazione di azioni volte a ridurre le emissioni future.

Il termine Neutralità Climatica, anche detta Climate o Carbon Neutrality, è regolamentato dalla recente ISO 14068-1:2023 (Transition to net zero) che si applica alle aziende ma anche a prodotti, servizi ed eventi. Tale normativa fornisce un approccio standardizzato per raggiungere e dimostrare la neutralità climatica e si applica a soggetti, ovvero organizzazioni e prodotti (ad esempio beni e servizi, inclusi eventi ed edifici).

crediti di carbonio

L’approccio presentato nella normativa dà priorità alle azioni volte a ridurre le emissioni dirette e indirette di gas serra e a migliorare la rimozione dei gas serra in questione, con la compensazione di co2 utilizzata solo per le emissioni residue dopo l’implementazione di queste azioni.

Il raggiungimento della neutralità climatica da parte di organizzazioni e prodotti comporta azioni che riducono le emissioni di gas serra e migliorano la rimozione di gas serra, e quindi possono aiutare i paesi a soddisfare i loro contributi determinati a livello nazionale (NDC) e a raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

Le nuove linee guida della IETA sull’utilizzo dei crediti di carbonio di alta qualità

IETA è un’organizzazione senza scopo di lucro che rappresenta le imprese impegnate a favore di mercati del carbonio intelligenti, ben progettati ed efficaci per contribuire a raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e l’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050.

Allo European Climate Summit che si è svolto ad aprile 2024 a Firenze, la IETA ha presentato le sue Linee guida per un utilizzo ad alta integrità dei crediti di carbonio, che stabiliscono linee guida chiare, inequivocabili e solide su come gli acquirenti aziendali dovrebbero considerare il loro utilizzo dei crediti di carbonio per progredire verso il raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

Il documento si concentra su una migliore definizione dei casi di utilizzo dei crediti di carbonio per le aziende. Tuttavia, tale utilizzo deve sempre avvenire in parallelo con le attività interne di abbattimento per ridurre le emissioni assolute in tutti gli ambiti in linea con obiettivi ambiziosi a breve e lungo termine.

Le nuove Linee guida che la IETA raccomanda alle aziende di seguire sono:

  1. Dimostrare il supporto verso gli obiettivi dell’Accordo di Parigi
  2. Quantificare e divulgare pubblicamente i profili di emissioni di Scopo 1, 2 e 3
  3. Definire un percorso di decarbonizzazione verso il Net Zero e obiettivi intermedi a breve termini
  4. Utilizzare i crediti di carbonio in linea con la gerarchia di mitigazione
  5. Assicurarsi che siano utilizzati solo crediti di carbonio di alta qualità
  6. Dichiarare in modo trasparente l’utilizzo dei crediti di carbonio

In particolare, la Linea Guida 5, definisce chiaramente cosa si intenda per “crediti di carbonio di alta qualità“.

Come si legge nel documento IETA:

Il Mercato Volontario dei Crediti di Carbonio è, per sua natura, non regolamentato e l’acquirente è in ultima analisi responsabile dell’attenta selezione e della due diligence dei crediti di carbonio acquistati. Alcune aziende hanno le proprie capacità tecniche e sono in grado di garantire che i progetti di crediti di carbonio soddisfino specifici standard di “qualità” ma in caso contrario, o in aggiunta alla due diligence interna, si consiglia di acquisire crediti di carbonio che sono stati emessi da un programma di crediti di carbonio affidabile ed esperto e che dispongono di un marchio di “qualità” indipendente e di terze parti come quelli assegnati dall’Integrity Council for the Voluntary Carbon Markets (ICVCM) dal 2024 o l’approvazione del programma da parte di CORSIA o ICROA.

Le aziende dovrebbero prendere in considerazione un’ulteriore due diligence specifica per consentire la selezione dei crediti di carbonio che siano in linea con i requisiti dell’organizzazione (ad esempio, ubicazione del progetto, tipo di progetto, impatto SDG, quota dei proventi, ecc.). Ulteriori informazioni e revisioni a livello di singolo progetto possono essere ottenute da varie agenzie di rating del credito di carbonio e piattaforme di ricerca, e le aziende dovrebbero considerare l’ambito di valutazione fornito da tali terze parti poiché questi variano.

La IETA riconosce che i crediti di carbonio sia per la rimozione che per la riduzione delle emissioni possono raggiungere soglie di alta qualità. I crediti di riduzione sono ora necessari per evitare che ulteriori emissioni entrino nell’atmosfera, e le rimozioni devono essere aumentate in modo significativo per compensare le emissioni residue man mano che ci avviciniamo al 2050.

Il nuovo orientamento della Science Based Target Initiative (SBTi)

La Science Based Targets initiative (SBTi) è un’organizzazione aziendale per l’azione a favore del clima che consente alle aziende e alle istituzioni finanziarie di tutto il mondo di svolgere il proprio ruolo nella lotta alla crisi climatica.

Questa organizzazione, diventata ormai il punto di riferimento per tutti gli attori mondiali impegnati nel perseguimento degli Accordi di Parigi e degli obiettivi di Net-Zero Emissions:

  • Definisce e promuove le migliori pratiche nella riduzione delle emissioni e negli obiettivi di zero emissioni in linea con la scienza del clima
  • Sviluppa standard, strumenti e linee guida per consentire alle aziende e alle istituzioni finanziarie di fissare obiettivi scientifici in linea con le più recenti scienze climatiche
  • Attraverso il suo braccio di servizi di convalida, valuta e convalida gli obiettivi delle aziende e degli istituti finanziari

Nel gennaio 2024 la SBTi ha annunciato che:

Il lavoro di revisione dello standard Corporate Net-Zero di punta era una priorità per il 2024 e che questa revisione avrebbe incluso ulteriori indicazioni sulla gestione delle emissioni di Scopo 3 (ovvero quelle indirette generate dalle catene di fornitura delle aziende).

SBTi ha svolto un ampio sforzo consultivo su questo argomento e ha infine riconosciuto che, se adeguatamente supportato da politiche, standard e procedure basate su prove scientifiche, l’uso di certificati di attributi ambientali (tra cui i crediti di carbonio) a fini di abbattimento delle emissioni Scope 3 potrebbe funzionare come ulteriore strumento per contrastare il cambiamento climatico.

Di conseguenza, SBTi ha deciso ad aprile 2024 di estenderne l’utilizzo ai fini dell’abbattimento delle emissioni legate allo Scope 3 oltre i limiti attuali.

Nell’ambito del processo di revisione dello standard, e a seguito delle consultazioni con tutte le parti interessate rilevanti, una prima bozza di regole di base, soglie e limiti per il potenziale utilizzo di certificati di attributi ambientali a fini di abbattimento delle emissioni Scope 3 sarà emessa da SBTi entro luglio 2024.

Questa decisione potrebbe rappresentare una pietra miliare nello sviluppo dei Mercati Volontari dei Crediti di Carbonio: se confermata, infatti, potrebbe comportare un rapido e significativo incremento della domanda di crediti di carbonio da parte delle aziende impegnate nel raggiungimento del Net-Zero.

Conclusioni

Tutte queste novità dimostrano innanzitutto la grande attenzione che si sta rivolgendo in tutto il mondo al meccanismo dei Crediti di Carbonio come strumento imprescindibile per la lotta ai cambiamenti climatici, e il perseguimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi e del Net Zero Emissions.

Ma dimostrano anche la determinazione da parte di tutti gli stakeholder istituzionali e privati coinvolti nel cercare di definire regole comuni e condivise all’interno di un mercato che finora è stato di fatto deregolamentato e gestito in modo frammentario.

La spinta verso un approccio comune alla misurazione, rendicontazione e compensazione dell’impatto climatico comporterà maggiori sforzi e investimenti per le aziende che vogliono intraprendere percorsi virtuosi di sostenibilità ambientale e sociale.

Ma è senza dubbio l’unica strada da percorrere per garantire la credibilità, l’affidabilità e la trasparenza che sono necessarie per affermare una volta per tutte il ruolo che i crediti di carbonio possono giocare nella sfida globale per contrastare la crisi climatica e realizzare uno sviluppo sostenibile a livello globale.

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