Il 2023 per i Mercati Volontari dei Crediti di Carbonio è stato un anno piuttosto turbolento, per usare un eufemismo.
Dopo la crescita record del 2021 e l’assestamento del 2022, sono stati principalmente due i fattori straordinari che hanno impattato in modo determinante sul mercato nel 2023:
- l’inchiesta del Guardian di gennaio 2023
- il lancio dell’Africa Carbon Markets Initiative
Ripercorriamo brevemente di seguito queste due vicende.
L’inchiesta del Guardian
Il 18 gennaio 2023 il quotidiano britannico The Guardian ha pubblicato un articolo, basato su un’inchiesta della tedesca Die Zeit e su tre articoli scientifici, tra cui in particolare quello di West et al. 2023.
Questo articolo ha accusato pesantemente il sistema dei crediti di carbonio generati dai cosiddetti progetti REDD+ (ovvero i progetti di contrasto alla deforestazione di cui abbiamo parlato qui) certificati secondo lo standard internazionale Verra, sostenendo che oltre il 90% dei crediti di carbonio generati dai progetti oggetto dell’inchiesta sono sovrastimati, o addirittura falsi.
L’articolo ha sollevato una vera e propria tempesta mediatica in tutto il mondo, Italia compresa, con diversi media che hanno sfruttato la vicenda per gettare discredito su tutto il settore del Carbon Offsetting, in modo spesso tendenzioso, superficiale e generalista.
A settembre 2023 poi gli articoli alla base dell’inchiesta sono stati pubblicati sulla rivista Science, e sono stati nuovamente strumentalizzati per sostenere la veridicità delle obiezioni sollevate dal Guardian.
A dicembre 2023 un gruppo di esperti del settore ha pubblicato un paper dal titolo “Serious errors impair an assessment of forest carbon projects: A rebuttal of West et al. (2023)“, che ha di fatto screditato l’articolo del Guardian e rimosso tutte le critiche sollevate dallo stesso al sistema dei crediti di carbonio, dimostrandone la falsità e gli evidenti errori alla base.
Al di là del dibattito in corso sulla questione, che sicuramente non è ancora giunto alla fine, il danno ormai è stato fatto, e sono state tantissime le aziende che nel corso dell’anno hanno dichiarato pubblicamente le loro decisioni di interrompere l’acquisto di crediti di carbonio per le loro strategie di carbon neutrality o net zero emissions, legate a progetti di sostenibilità aziendale.
Tra queste anche multinazionali importanti come Gucci, Nestlè o Walt Disney che negli anni precedenti avevano ritirato volumi importanti di crediti generati proprio dai progetti oggetto dell’inchiesta del Guardian e che, per questo, addirittura erano state citate nella stessa. Successivamente allo scandalo, inoltre, a maggio 2023 il CEO storico di Verra si è dimesso, aumentando l’incertezza e la turbolenza in tutto il settore.
Il lancio dell’Africa Carbon Markets Initiative
L’Africa Carbon Markets Initiative (ACMI) è stata lanciata alla COP27 del 2022 in Egitto, da una coalizione di organizzazioni focalizzate sull’impatto climatico ad alta integrità, sull’energia pulita e sullo sviluppo sostenibile, per accelerare la crescita dei mercati volontari del carbonio in Africa.
L’iniziativa è stata lanciata dalla Global Energy Alliance for People and Planet (GEAPP), Sustainable Energy for All (SEforALL) e dalla Commissione economica per l’Africa delle Nazioni Unite (UNECA) con il sostegno dei campioni di alto livello del cambiamento climatico delle Nazioni Unite.
L’ACMI è guidata da un comitato direttivo composto da leader africani ed esperti del mercato del carbonio e mira a sfruttare maggiormente il potenziale dell’Africa nei mercati del carbonio, affrontando le sfide alla crescita del mercato e costruendo le basi per un fiorente ecosistema dei crediti di carbonio in Africa entro il 2030.
Questa iniziativa è stata anche al centro dell’Africa Climate Summit svoltosi a Nairobi a giugno 2023 e ha visto l’adesione nei mesi successivi di diversi paesi africani, che hanno di fatto deciso di “nazionalizzare” i crediti di carbonio generati da progetti sviluppati sul loro territorio.
In questo senso, apripista è stato il governo dello Zimbabwe, che a ottobre 2023 ha sospeso tutti i progetti di Carbon Offsetting sviluppati nel paese, tra cui il Kariba REDD+ Project, uno dei più grandi progetti al mondo per volume di crediti di carbonio generati, e già nell’occhio del ciclone dopo l’inchiesta del Guardian.
Dopo questa decisione, South Pole, il più grande player a livello mondiale del settore e partner del progetto Kariba, ha subito forti ricadute sul proprio volume d’affari, che hanno poi portato anche in questo caso alle dimissioni del CEO del gruppo a novembre 2023 e all’annuncio di un piano di forte ridimensionamento del proprio organico.
La politica dello Zimbabwe è stata poi seguita anche da diversi altri paesi africani, che negli ultimi mesi dell’anno ne hanno seguito l’esempio, mettendo in seria difficoltà i progetti già certificati e in fase di certificazione sviluppati da project developer esteri sul continente.
Com’è andato il mercato volontario dei crediti di carbonio nel 2023
Questi due fattori straordinari, uniti alle naturali incertezze e obiezioni verso un settore giovane e ancora poco regolamentato, hanno sicuramente impattato pesantemente sugli acquisti di crediti di carbonio nel corso del 2023.
Ma quindi come è andato il mercato? C’è stato davvero il tanto temuto calo?
Per capirlo abbiamo esaminato l’andamento dei ritiri di crediti di carbonio sui due principali registri del mercato volontario: il VCS di Verra e l’Impact Registry di Gold Standard.
L’andamento 2023 dei ritiri sul VCS di Verra
Il primo registro esaminato è quello che presumibilmente dovrebbe aver subito l’effetto Guardian in misura maggiore, dal momento che è quello preso al centro dall’inchiesta del gennaio 2023: il VCS di Verra.
Come si può evincere chiaramente dal grafico, in realtà i ritiri complessivi di crediti di carbonio dal VCS nel 2023 si sono attestati a poco più di 115 milioni di VCU, assolutamente in linea con i volumi ritirati nel 2022.
Va detto tuttavia che su tale importo incidono significativamente i ritiri effettuati da parte di un’unica azienda (Shell), che nel 2023 ha ritirato oltre 13 milioni di VCU (più del 10% del totale ritiri globali) contro i 3 milioni ritirati nel 2022.
Al netto di questo, quindi si dovrebbe rilevare un calo di circa 10 milioni di VCU, imputabile in parte ad aziende come Gucci e Nespresso che nel 2023, come annunciato dopo la pubblicazione dell’inchiesta del Guardian, hanno cessato l’acquisto di crediti di carbonio sul mercato volontario.
Analizzando i ritiri per tipologia di progetto, emergono alcune considerazioni interessanti e impreviste.
Nel 2023 i progetti AFOLU (Agriculture, Forestry and Other Land Use), ovvero quelli che in teoria avrebbero dovuto subire più degli altri l’effetto Guardian, hanno fatto registrare oltre 59 milioni di ritiri, in crescita del 37% rispetto al 2022, e quasi ai livelli dei volumi record del 2021.
Sono calati sensibilmente invece i ritiri da progetti legati alle energie rinnovabili, passati dai 65 milioni di ritiri del 2022 ai 47 milioni del 2023.
In crescita le altre tipologie di progetti, con quelli legati all’Energy Demand (in particolare improved cookstoves) passati da 1 milione di VCU ritirate nel 2022 a oltre 3 milioni nel 2023.
Altre considerazioni interessanti emergono esaminando la geolocalizzazione dei progetti.
Nel 2023 i ritiri di crediti generati da progetti localizzati in Sud America sono cresciuti da 18 milioni a 28 milioni di VCU, e questo stupisce perché in teoria dovrebbero essere stati i più penalizzati dal momento che l’inchiesta del Guardian si è concentrata in particolar modo su questi. In calo sono risultati invece i ritiri di crediti generati da progetti asiatici (da 75 milioni a 68 milioni, in gran parte dovuto al calo dei progetti di energie rinnovabili) e africani (da 17 milioni a 12 milioni).
Per quanto riguarda questi ultimi, il motivo principale può essere identificato nelle decisioni prese da diversi Paesi del continente che, come detto in apertura, hanno iniziato a introdurre vincoli stringenti allo sviluppo di progetti carbon sui loro territori: il solo Zimbabwe, che è stato l’apripista in questa politica, ha visto un calo dei ritiri di oltre 4 milioni di VCU rispetto al 2022, tutti imputabili al progetto Kariba REDD+ Project che nei mesi scorsi è stato di fatto sospeso.
Un’ultima considerazione interessante relativa al VCS riguarda l’andamento dei ritiri di crediti di carbonio generati da progetti con certificazioni addizionali (quali ad esempio il CCB e l’SD VISta di cui abbiamo parlato diffusamente qui), che sono cresciuti da 36 milioni nel 2022 a 53 milioni nel 2023 (+47%).
Al contrario, i ritiri da progetti che non presentano certificazioni addizionali sono calati sensibilmente, da 79 milioni a 62 milioni (-21%).
Questo può essere sicuramente imputabile alla nuova spinta verso crediti di alta qualità e integrità, incentivata da iniziative come la Voluntary Carbon Market Integrity Initiative (VCMI) e l’ Integrity Council for the Voluntary Carbon Markets (IC VCM), di cui abbiamo parlato diffusamente qui.
L’andamento 2023 dei ritiri sul Gold Standard
Il secondo registro che abbiamo esaminato è stato quello di Gold Standard, che all’interno del mercato volontario viene subito dopo il VCS come entità dei volumi transati.
Esaminando l’andamento dei ritiri si vede che effettivamente il 2023 è stato un anno di ulteriore crescita, con i volumi che sono passati da 25 milioni a oltre 27 milioni di crediti (+7%), trainati come si dirà nel seguito dai progetti community-based.
I dati 2023 evidenziano infatti come i ritiri di crediti generati da progetti community-based (legati ad esempio alle improved cookstoves e all’accesso all’acqua), che da sempre vedono nel registro di Gold Standard la loro naturale collocazione, siano cresciuti del +4% rispetto al 2022.
Al contrario i crediti generati da progetti di energie rinnovabili siano rimasti sostanzialmente allineati ai volumi dell’anno precedente.
Entrando nel dettaglio delle altre tipologie, va sicuramente segnalata la crescita dei ritiri da progetti legati al biogas, passati da 640 mila del 2022 a oltre 2 milioni del 2023.
Esaminando la geolocalizzazione dei progetti, si conferma anche nel 2023 la prevalenza di ritiri di crediti generati da progetti sviluppati in Asia, cresciuti da 14 milioni del 2022 a oltre 16 milioni.
I crediti africani hanno invece fatto segnare un sensibile rallentamento della crescita registrata negli anni precedenti, e nel 2023 si sono attestati su circa 8,5 milioni di crediti ritirati, sostanzialmente in linea con il 2022.
I crediti sudamericani invece hanno subito una battuta di arresto, attestandosi su poco più di 2 milioni di ritiri nel 2023.
Cosa ci dicono questi numeri
Questi dati sono molto interessanti e sicuramente sorprendenti alla luce degli importanti avvenimenti accaduti nel corso del 2023 all’interno del mercato volontario dei crediti di carbonio.
Le conclusioni che se ne possono evincere sono le seguenti:
- contrariamente a quanto ipotizzato in corso d’anno, i volumi di ritiri di crediti di carbonio sul mercato volontario nel 2023 sono cresciuti rispetto al 2022, riavvicinandosi ai livelli record del 2021;
- i ritiri dal registro VCS di Verra, che avrebbero dovuto subire una pesante battuta di arresto, sono rimasti sostanzialmente allineati al 2022, anche se in effetti sui dati 2023 incidono pesantemente i volumi ritirati da una sola grande azienda;
- i ritiri dal registro di Gold Standard hanno continuato il trend di crescita degli ultimi anni, probabilmente anche per effetto dell’acquisizione di aziende che prima ritiravano crediti del VCS e che hanno deciso di spostare su Gold Standard i loro acquisti dopo lo scandalo del Guardian;
- esaminando le tipologie di progetti, sono cresciuti su entrambi i registri i ritiri di crediti generati da progetti community-based e AFOLU (o nature-based), mentre i crediti generati da progetti di energie rinnovabili pare stiano perdendo progressivamente appetibilità sul mercato;
- esaminando la geolocalizzazione dei progetti, la fetta più grande del mercato si continua a concentrare in Asia (anche se i volumi totali si stanno riducendo), seguita da Sudamerica (in crescita) e Africa (in calo, anche per effetto del lancio dell’Africa Carbon Market Initiative e della sospensione di alcuni importanti progetti);
- la novità forse più rilevante del 2023 riguarda la forte crescita della richiesta da parte degli acquirenti di crediti di alta qualità e integrità, ovvero di crediti generati da progetti che oltre all’impatto sul clima generano co-benefici dimostrati e verificati per le comunità locali e la biodiversità degli ecosistemi, e siamo certi che questo sarà il trend sicuramente più rilevante per il mercato nei prossimi anni.