L’agricoltura è una delle attività umane maggiormente responsabili delle emissioni di Gas Serra (si stima almeno il 10% a livello mondiale), e quindi dei Cambiamenti Climatici.

Questo significa che l’introduzione di Tecniche di Agricoltura Sostenibile, quelle che ricadono nell’ambito della Climate Smart Agricolture, può dare un contributo davvero significativo per il raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi, recentemente discussi anche nell’ambito della COP26 di Glasgow.

Tra queste tecniche è incluso anche il Carbon Farming, che oltre a rappresentare una leva importante per la rimozione di CO2 dall’atmosfera, sta diventando una vera e propria opportunità di business per gli agricoltori.

Cos’è il Carbon Farming?

Per capire di cosa si tratta, riprendiamo un recente articolo pubblicato su Agronotizie, la rivista online dedicata alle novità nel settore agro-alimentare:

“Per Carbon Farming intendiamo un sistema agricolo in grado di sfruttare la naturale capacità del suolo di immagazzinare anidride carbonica, il principale gas ad effetto serra se consideriamo i volumi, e di utilizzarlo sotto forma di sostanza organica a vantaggio della fertilità del suolo. Sottraendo CO2 dall’atmosfera se ne abbassa la concentrazione e questo, su scala globale, può avere l’effetto di rallentare il surriscaldamento globale. Con il Carbon Farming si vuole massimizzare la produzione di biomassa secca in campo e ridurne le perdite. Questo può essere fatto ad esempio seminando cover crop e adottando tecniche di minima o non lavorazione del terreno.

Senza voler entrare troppo nel tecnico, quindi, questo significa che un agricoltore che decida di modificare in questo senso le tecniche di coltivazione dei propri terreni, potrebbe aumentare sensibilmente le capacità di questi di assorbire CO2 dall’atmosfera e incamerarla nel suolo. Secondo le stime riportate nell’articolo “in una stagione si possono sequestrare 2-2,5 tonnellate di CO2 ad ettaro, pari alle emissioni prodotte da una macchina che percorre circa 15-19mila chilometri“.

Perchè un agricoltore dovrebbe adottare il Carbon Farming?

La domanda è lecita, perchè è ovvio che un agricoltore che decide di minimizzare, o addirittura azzerare, la coltivazione dei propri terreni vedrà per forza di cose ridurre le entrate dalle vendite dei proprio prodotti.

Tuttavia, per incentivare l’adozione di questa pratica e premiare gli agricoltori che in questo modo contribuiscono a rimuovere la CO2 dall’atmosfera, sono stati studiati recentemente diversi meccanismi.

Uno di questi è la Carbon Farming Iniative della Commissione Europea, che verrà lanciata entro la fine del 2021 e prevede “di avviare iniziative pilota a livello locale, anche nell’ambito degli “eco-schemi” previsti dalla Politica agricola comune (PAC), per poter individuare criticità e buone pratiche da replicare su più ampia scala. Secondo la Commissione europea, questi schemi potrebbero diventare una significativa fonte di reddito per gli agricoltori europei, fra i 38 e i 58 miliardi di euro.

Ma forse lo strumento finanziario che giocherà il ruolo più importante nei prossimi anni riguarda il Mercato dei Crediti di Carbonio (leggi anche Il ruolo dei Crediti di Carbonio in Agricoltura).

Negli USA questo mercato è già attivo e sta crescendo a ritmi vertiginosi, portando a tantissimi produttori agricoli entrate dalla vendita di Crediti di Carbonio decisamente superiori alle perdite dovute all’adozione del Carbon Farming. In sostanza, funziona così:

Ma di che numeri stiamo parlando?

Secondo l’articolo pubblicato su Agronotizie “ai prezzi attuali un agricoltore potrebbe guadagnare 12-15 euro (con prezzi previsti in crescita) per un ettaro che sequestra 2-2,5 tonnellate di CO2.“. Valori che sembrano marginali, ma che riportati sugli ordini di grandezza delle superfici coltivate in Italia iniziano a diventare davvero significativi.

Ma come può un agricoltore generare e vendere Crediti di Carbonio?

Come detto, il mercato per i Crediti di Carbonio sviluppati da progetti di Carbon Farming è già partito negli USA, ed è prossimo a svilupparsi anche in Europa. Questo rappresenterà quindi un’enorme opportunità per tutti gli operatori della filiera agro-alimentare, sia per contribuire al raggiungimento degli ambiziosi obiettivi di contrasto ai Cambiamenti Climatici, sia per integrare le proprie entrate con nuove fonti di reddito.

Un ruolo chiave in questo senso lo giocheranno le informazioni. Per poter certificare i quantitativi di emissioni di CO2 rimossi dall’atmosfera attraverso pratiche di Carbon Farming, sarà infatti fondamentale raccogliere dal campo tutte le informazioni richieste dagli enti certificatori. Queste informazioni serviranno per misurare l’assorbimento di carbonio organico del suolo nello scenario di partenza e stimare (e successivamente misurare) quello previsto nello scenario post-implementazione delle tecniche di Carbon Farming. La differenza tra i due scenari rappresenterà le emissioni di CO2 rimosse grazie al progetto, che potranno essere quindi convertite in Crediti di Carbonio vendibili sul Mercato Volontario.

È quindi chiaro che, al fine di poter gestire al meglio la raccolta e l’utilizzo di tutte le informazioni necessarie, sarà fondamentale diffondere, anche in Italia, gli strumenti di agricoltura digitale. Un agricoltore che voglia esplorare l’opportunità di adottare tecniche di Carbon Farming per poter generare e vendere Crediti di Carbonio, non potrà prescindere dalla digitalizzazione dei propri processi produttivi e dalla comunicazione digitale delle informazioni relative ai risultati delle tecniche di coltivazione adottate.

Sarà necessario inoltre sviluppare un marketplace per far incontrare l’offerta di Crediti di Carbonio sviluppati dagli agricoltori con la domanda proveniente dal settore privato, ma su questo ci stiamo già lavorando insieme a primari partner sia del settore del Carbon Offsetting che del settore dell’Agricoltura Digitale.

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