Prosegue la nostra serie di articoli dedicati alle Strategie di Sostenibilità che creano Valore.
Dopo aver raccontato i casi virtuosi di WILDSIDE SRL (leggilo qui) e WAMI SRL SB (leggilo qui), in questo articolo illustreremo il caso di FITT SPA SB e della Strategia di Sostenibilità che sta implementando grazie al supporto della società di consulenza GREEN MEDIA LAB.
Il caso FITT SpA SB
FITT è un gruppo internazionale nato in Italia nel 1969, pioniere nella produzione e nello sviluppo di soluzioni ad alto contenuto innovativo finalizzate al passaggio di fluidi per uso domestico, professionale e industriale.
Da oltre 50 anni, FITT sviluppa tubi e sistemi completi in materiale termoplastico per il trasporto di sostanze liquide, gassose e solide, con prodotti all’avanguardia per la tecnologia, il design e la sostenibilità. Con un fatturato consolidato superiore ai 230 milioni €, quasi 1000 collaboratori ed esportazioni in 90 Paesi, le soluzioni di FITT trovano applicazioni in diversi settori: giardinaggio, piscina, edilizia e impianti, nautica, infrastrutture, industria e agricoltura.
Nel 2019 FITT festeggia il suo 50° anniversario e inserisce la Sostenibilità tra i pilastri della Vision: per FITT essere un’impresa responsabile significa “trasformare il proprio modello di business per raggiungere un ideale equilibrio con l’obiettivo di creare valore economico e avere un impatto positivo sul pianeta e sulla vita delle persone”.
Nel 2021, FITT aderisce al Global Compact delle Nazioni Unite e diventa Società Benefit: modifica il suo statuto all’interno del quale aggiunge, insieme allo scopo di perseguire profitto, l’impegno pubblico e ufficiale di avere un impatto positivo sulla società e sulla biosfera, operando in modo responsabile, sostenibile e trasparente.

Nel 2022, FITT lancia sul mercato FITT Force Carbon Neutral, il primo tubo da giardino al mondo interamente compensato. La compensazione è però l’ultimo miglio del lungo percorso che ha portato FITT a lanciare il primo prodotto 100% compensato nel mondo dell’irrigazione. Misurare, conoscere, ridurre e, infine, compensare: sono queste le quattro azioni alla base della strategia di carbon neutrality di FITT.
FITT ha scelto di compensare tutte le emissioni di CO2 (2.541 tonnellate) generate dal ciclo di vita della gamma di FITT Force, attraverso l’acquisto dei Crediti di Carbonio certificati da Gold Standard e generati dal progetto Water is Life di Aid4Mada onlus. In questo modo ogni FITT Force Carbon Neutral compensa 8 kg di CO2 e porta 10 litri di acqua potabile in Madagascar.
La motivazione alla base di questa scelta è estremamente coerente con il modello di business dell’azienda. FITT progetta e realizza tubi e tubazioni per il trasporto di fluidi, il principale dei quali è l’acqua. Ha quindi scelto di sostenere il progetto Water is Life per garantire l’accesso a una risorsa così vitale anche in zone in cui non è facile reperirla, come appunto il Sud del Madagascar.
Quali spunti può trarre da queste esperienze un’azienda che voglia intraprendere un percorso virtuoso verso la Climate Neutrality
Da quanto illustrato in questo e nei precedenti casi aziendali, emergono diverse considerazioni, che possono rappresentare spunti e consigli operativi per tutte le aziende che hanno già avviato, o stanno valutando di avviare, un percorso verso la Sostenibilità, e che possono essere riassunti nei punti seguenti:
- al giorno d’oggi qualsiasi azienda, indipendentemente dal settore in cui opera o dalle sue dimensioni, non può ignorare i temi della Sostenibilità ambientale e sociale per non rischiare di perdere posizionamento sul mercato e vantaggio competitivo rispetto ai suoi concorrenti;
- ormai sdoganata dagli ambiti del marketing e della comunicazione, la Sostenibilità è sempre più spesso un elemento cardine delle strategie e dei modelli di business delle aziende, e le iniziative su questo tema si stanno spostando sui tavoli dei Consigli di Amministrazione e del Top Management;
- all’interno delle Strategie di Sostenibilità, un ruolo sempre più importante viene ricoperto dalle Strategie di Climate Neutrality, ovvero dai piani progettati dalle aziende per ridurre, assorbire e compensare le loro emissioni di gas serra, e quindi giocare una parte attiva nella lotta globale ai cambiamenti climatici;
- per diventare Climate o Carbon Neutral un’azienda deve innanzitutto misurare la propria Carbon Footprint, ovvero il bilancio delle emissioni di gas serra generate dai propri processi interni e dalla filiera, e mettere in atto tutti gli interventi possibili per ridurle o assorbirle;
- ove ciò non sia sufficiente, l’azienda può decidere di compensare le emissioni residue acquistando Crediti di Carbonio generati da progetti di Carbon Offsetting realizzati nei Paesi in Via di Sviluppo da soggetti specializzati con l’obiettivo di ridurre, evitare o sequestrare le emissioni di gas serra;
- i Crediti di Carbonio possono essere acquistati sia sui Mercati Regolamentati che su quelli Volontari del Carbonio, ma in ogni caso devono rispettare i requisiti definiti a livello internazionali in termini di: realtà, addizionalità, verificabilità, misurabilità, permanenza e unicità;
- il rispetto di questi requisiti può essere garantito solo se i progetti di Carbon Offsetting sostenuti attraverso l’acquisto di Crediti di Carbonio sono certificati da uno dei principali Carbon Standard internazionali;
- oltre ai benefici in termini di impatto ambientale, questi Carbon Standard possono certificare in modo oggettivo anche i co-benefici sociali, economici e di biodiversità generati dai progetti di Carbon Offsetting sulle comunità locali;
- questi fattori stanno diventando sempre più rilevanti per le aziende nella scelta dei progetti di Carbon Offsetting da sostenere, in quanto consentono di rafforzare la comunicazione dell’impegno sui temi ambientali e sociali e, in ultima istanza, di creare valore attraverso l’investimento.
Le aziende che decidono di intraprendere un percorso virtuoso verso la Sostenibilità e la Climate Neutrality seguendo questi passaggi ne otterranno senza dubbio nel breve termine importanti benefici, sia reputazionali che di performance.
Tutte le altre sono invece destinate a perdere competitività e attrattività sul mercato e, nei casi peggiori, a diventare un esempio negativo di greenwashing.